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fisica storica e politica

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Messaggio Da Giovanni Schioppo Ven Ago 22 2008, 19:02

E se vi dicessi che sono riuscito ad applicare i principi della fisica alla storia e alla politica?

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Messaggio Da Chiara Ven Ago 22 2008, 19:05

Con quali conseguenze e quali prospettive?
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Messaggio Da Giovanni Schioppo Ven Ago 22 2008, 19:19

Per Chiara
Le prospettive consistono nel fatto che ho aperto nuove strade per l'indagine storica, politica, sociale, economica, demografica, ecc. (scusami la presunzione);
le conseguenze in parte saranno dovute ai risultati delle indagini citate (se, quando, e chi le vorrà fare); in parte legate alle previsioniche possono essere fatte con questo nuovo metodo. Non so se ti intendi di matematica, in ogni caso, se vuoi, puoi mandarmi la tua e-mail in modo che io ti possa inviare l'ultima applicazione circa il futuro dell'Unione Europea; la mia e-mail è: nuovo_machiavelli@yahoo.it
Attendo.

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Messaggio Da nilo Ven Ago 22 2008, 19:22

e vai di teoria dei quanti... Smile
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Messaggio Da Chiara Ven Ago 22 2008, 19:42

Caro Giovanni, era proprio sulle previsioni che volevo arrivare. Tu sai che l'opinione pubblica, ma anche buona parte della comunità scientifica, diede retta ad Einstein solo dopo l'eclissi di sole del 1919 che confermò le sue previsioni e quindi la teoria della relatività di cui erano la conseguenza.
Perciò ti chiedo di postare qui pubblicamente le tue previsioni circa l'unione europea, di modo che tutti avremo modo di verificarle.
In privato non saprei proprio cosa aggiungere al dibattito, visto che sono completamente digiuna di matematica e di fisica.
Un saluto.
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Messaggio Da gbg Sab Ago 23 2008, 02:32

Giovanni Schioppo ha scritto:Per Chiara
Le prospettive consistono nel fatto che ho aperto nuove strade per l'indagine storica, politica, sociale, economica, demografica, ecc. (scusami la presunzione);
le conseguenze in parte saranno dovute ai risultati delle indagini citate (se, quando, e chi le vorrà fare); in parte legate alle previsioniche possono essere fatte con questo nuovo metodo. Non so se ti intendi di matematica, in ogni caso, se vuoi, puoi mandarmi la tua e-mail in modo che io ti possa inviare l'ultima applicazione circa il futuro dell'Unione Europea; la mia e-mail è: nuovo_machiavelli@yahoo.it
Attendo.

Anche io sono interessato alla teoria e alle previsioni, Giovanni. Ma perché in privato?
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Messaggio Da Ospite Sab Ago 23 2008, 04:18

In matematica faccio pena come in molte altre cose ma sull'Unione europea....Come l'unione sovietica ?

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Messaggio Da Giovanni Schioppo Sab Ago 23 2008, 11:00

Finalmente ho capito perche i miei tentativi di inviare la previsione sono falliti: il testo è troppo lungo (11 pagine). Scusatemi, ma io non sono bravo come voi con il pc. Ora ci riprovo dividendola i quattro parti.
PRIMA PARTE

.


Ultima modifica di Giovanni Schioppo il Mar Set 02 2008, 21:07 - modificato 1 volta.

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Messaggio Da Giovanni Schioppo Sab Ago 23 2008, 11:03

SECONDA PARTE


Come si vede, la prima retta ha un coefficiente angolare (0,009) sensibilmente inferiore a quello della seconda (0,015), e questo significa che la velocità di crescita del PIL pro capite dell’oggetto A è sensibilmente inferiore a quella dell’oggetto B.

Dopo l’integrazione dell’oggetto B (grafici 3 e 4) la linearità dei due andamenti è meno marcata e le due rette hanno coefficienti angolari sensibilmente inferiori rispetto ai precedenti (0,002 contro 0,009 per l’oggetto A, e 0,008 contro 0,015 per l’oggetto B) con una diminuzione delle due velocità rispettivamente del 77,7% e del 46,6%. Questo fatto ci fa capire come l’ultima integrazione sia stata possibile con uno sforzo economico che ha implicato un sensibile rallentamento della velocità di crescita dell’economia di entrambi gli oggetti.

Esaminiamo ora il problema dal punto di vista (non reale) che vede i due oggetti politici uniti prima del 2004.

Anche in questo caso, come si vede dal grafico 5, l’andamento dell’indice PIL risulta pressoché lineare ed è rappresentato dalla retta di equazione:

y = 0,012x + 0,802




il cui coefficiente angolare risulta esattamente pari alla media di quelli delle due equazioni precedenti; questo vuol dire che la velocità con cui cresceva l’indice PIL medio dei due oggetti prima dell’integrazione era la media delle singole velocità.

Esaminiamo, infine, il grafico 6, che rappresenta l’andamento dell’indice PIL dell’oggetto A + B dopo l’integrazione; da questo si evince ancora una sostanziale linearità. La retta che lo rappresenta ha equazione:

y = 0.005x + 0,893.




Quello che si nota con sorpresa, in quest’ultimo caso, è che il valore del coefficiente angolare della retta è meno della metà di quello della retta del grafico 5.

Cerchiamo di capire che cosa significano queste ultime considerazioni.

La linearità del grafico (entro gli errori con i quali viene determinato l’indice PIL) implica un moto politico uniforme e, per il primo principio della dinamica, assenza di accelerazioni e, quindi, assenza di spinte economiche che possano imprimere sostanziali variazioni alla velocità con cui aumenta l’indice PIL dell’Europa estesa all’Est. Il fatto poi che la velocità dell’oggetto A + B si sia più che dimezzata dopo l’integrazione può significare una sola cosa: l’ultima integrazione non è stata, per il momento, almeno dal punto di vista economico, un “affare conveniente” per entrambi gli oggetti.

Ora, infine, servendoci dell’equazione del grafico 6, calcoliamo il periodo di tempo occorrente affinché l’indice PIL dell’oggetto A + B raggiunga il valore 0,932 previsto. Per fare questo basta semplicemente sostituire alla y dell’ultima equazione questo valore. Si ha, perciò,



0,005x + 0,893 = 0,932






da cui si ricava:

x = 0,932 - 0,893 = 7,8;


0.005





In questa ultima equazione la variabile x rappresenta il punto dell’asse dei tempi di ascissa 21,5 (grafico 6), ove si sia posto 2004 = 0; per cui nell’anno 2004 + 7,8 = 2011,8 ≈ 2012 l’Europa dei 25 avrà un indice PIL pari a 0,932.

Vediamo ora cosa sarebbe successo all’indice PIL dei due oggetti se questi non si fossero integrati. Questo lo possiamo fare sostituendo il valore 14,8[1] al posto della x nelle equazioni (1) e (2) (grafici 1 e 2). In questo modo otteniamo i valori 1,010 e 0,950 rispettivamente per gli oggetti A e B. Ma cosa significano questi due risultati? Semplicemente che i loro indici PIL avrebbero raggiunto (da soli), nello stesso periodo di tempo, valori ben più alti rispetto a quelli previsti con la loro integrazione.

Ma vediamo ora quanto sarà costata fino al 2012 l’integrazione del 2004, e, per questo, facciamo le seguenti considerazioni.

Poiché l’indice PIL è uno dei tre parametri che concorrono a determinare l’ISU, ed è, ovviamente, legato agli altri due, un aumento della velocità di crescita dell’ISU è resa possibile da un corrispondente aumento della velocità di crescita dell’indice PIL e viceversa,

Riassumiamo nella seguente tabella i valori dell’ISU che ci occorrono.



[1] Il valore 14,8 invece di 7,8 è dovuto al cambiamento di riferimento 2004 → 1997.

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Messaggio Da Giovanni Schioppo Sab Ago 23 2008, 11:20

TERZA PARTE
Mezza tabella numerica (altrimenti mi dice che la lunghezza è eccedente)



1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

Europa 15

0.903

0.908

0.917

0.921

0.924

0.929

0.936

0.940

0.943

Europa 10

0.809

0.827

0.835

0.842

0.847

0.858

0.865

0.872

0.877

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Messaggio Da Giovanni Schioppo Sab Ago 23 2008, 11:21

QUARTA PARTE
L'altra parte della tabella numerica


Totali

1.712

1.735

1.752

1.763

1.771

1.787

1.801

1.812

1.820

Europa 25

0.856

0.867

0.876

0.881

0.885

0.893

0.900

0.906

0.910

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Messaggio Da Giovanni Schioppo Sab Ago 23 2008, 11:23

QUINTA PARTE

I valori relativi all’Europa dei 25 ci consentono di costruire il grafico 7 che mostra come sarebbe variato nel tempo l’ISU dell’UE fino al 2005 se A e B non si fossero integrati..

Da questo grafico si vede come l’andamento dell’ISU sia pressoché lineare ed è rappresentato con sufficiente approssimazione dalla retta di equazione:



y = 0,007x + 0,853;






da questa possiamo estrapolare il valore 0,957 per l’ISU del 2012. Il grafico 8, invece, ci fornisce la seguente equazione



y = 0,006x + 0,900




che interpreta i dati dopo l’integrazione. Da questa estrapoliamo il valore 0,946 per l’ISU del 2012.

Dal confronto dei due valori, che indichiamo rispettivamente con I2 e I1, risulta che nel 2012 l’UE avrà un’energia potenziale reale:

Ep1 = mgI1,




mentre avrebbe avuto un’energia potenziale

Ep2 = mgI2




se i due oggetti avessero continuato a “viaggiare” da soli dal 2004 in poi. La differenza tra le due, che rappresenta il costo dell’integrazione fino al 2012, è pari a:

ΔEp = mg(I2 - I1) = 431x103x9,81x(0,957 – 0,946)= 46509 J.



Poiché 1J = 108 $, si ottiene:

ΔEp = 4.650.900.000.000 $[1]
(quattromilaseicentocinquanta miliardi e ottocento milioni di dollari).




Questa è la cifra che rappresenterà nel 2012 il costo per tutti i cittadini europei dell’integrazione del 2004.

E’ più che ovvio, comunque, che una previsione a lunga scadenza come questa è alquanto aleatoria. Infatti essa non tiene conto degli eventuali e futuri interventi del governo dell’Unione Europea ed è stata fatta considerando l’UE isolata dal contesto politico globale e dalla natura. Ciò nonostante, se consideriamo gli effetti della attuale politica economica della Cina, quelli dovuti alle attuali migrazioni di popolazioni dal Medio Oriente, dall’Africa e dal sud dell’Asia verso l’Europa, le conseguenze economiche derivanti dal graduale esaurimento delle risorse petrolifere, le conseguenze delle attuali e future variazioni bio-climatiche, e numerosi altri fattori, riteniamo che qualsiasi previsione sulla crescita economica dell’UE non potrà certamente essere ottimistica.

Al lettore che, a questo punto, si chiederà perché abbiamo fatto questa previsione rispondiamo semplicemente che abbiamo voluto mostrare da un lato le potenzialità euristiche che potranno caratterizzare il nostro metodo portandolo ad una maggiore coerenza e precisione con la collaborazione di tutti quegli studiosi i cui interessi culturali ed intellettuali possano essere in qualche modo legati alla fisica politica; dall’altro, poi, la grande e oltremodo incerta e, quanto meno, rischiosa avventura nella quale si sono imbarcati gli Stati europei.

Alcuni studiosi hanno avanzato critiche negative ad altre e simili previsioni sostenendo che i vantaggi dell’unificazione europea non vanno visti solo dal punto di vista di un’ottica macroeconomica. Noi, invece, sosteniamo l’importanza del punto di vista economico per il semplice fatto che se l’economia di un paese è florida, questa offre la possibilità di investire adeguate risorse finanziarie nelle direzioni indicate dai parametri che determinano l’ISU, producendo in questo modo un migliore e più alto tenore di vita.

Supponiamo ora che la nostra previsione abbia delle buone probabilità di essere vera; in tal caso il Consiglio e il Parlamento europeo e tutti i paesi membri avrebbero il compito oltremodo oneroso di portare l’Unione fuori da questo lungo periodo di depressione economica. In merito a tale problema avanziamo una critica a tutta una serie (quasi infinita) di direttive e regolamenti emanati finora dagli organismi direttivi dell’UE allo scopo di disciplinare il commercio tra gli stati dell’Unione e di migliorare i nostri prodotti commerciali sia in termini di qualità che i termini di sicurezza. A questo proposito ricordiamo la massima latina: “summum ius, summa iniuria”, che interpretiamo dicendo che quanto maggiore è il numero dei diritti che si vogliono garantire, tanto maggiore è la probabilità che molti di questi vengano disattesi.

La nostra critica si articola nei seguenti tre punti:

· l’azione dei Parlamenti, dei Governi, delle Magistrature e delle forze di polizia dei singoli Stati dell’Unione, trovandosi questi organi nella condizione di dover gestire un numero sempre maggiore di nuovi casi, è estremamente dispersiva ed ha una probabilità molto bassa di raggiungere gli obiettivi imposti dall’Unione e una probabilità molto alta di gravare con un elevato costo sui bilanci dei singoli Stati.

· la grande proliferazione di tutte le direttive e regolamenti europei rende le strutture governative e amministrative dei singoli Stati dell’Unione rigide e lente ad operare nelle giuste direzioni.

· l’attuazione delle normative europee afferenti l’industria, l’agricoltura, l’artigianato e il commercio da un lato si traduce in un costo aggiuntivo per le aziende interessate, producendo un danno economico ai singoli cittadini e all’intera comunità; dall’altro imbrigliano il commercio dei singoli Stati rendendo i prodotti europei sempre meno competitivi rispetto ai prodotti di quei paesi dove non esistono regole o, se esistono, vengono troppo spesso disattese.



[1] Riteniamo che tale cifra non sia lontano dal vero; essa, infatti, è dello stesso ordine di grandezza di quella relativa al costo della riunificazione delle due Germanie (v. pag.203).

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Messaggio Da Giovanni Schioppo Sab Ago 23 2008, 11:24

SESTA E, FINALMENTE, ULTIMA.

Premettendo, comunque, che non abbiamo la pretesa di sostituirci a politici ed economisti nel proporre strategie e quantificare cifre, anche perché ciò ci farebbe esulare dagli scopi di questo lavoro, riteniamo che qualsiasi azione del Consiglio e del Parlamento europei, e dei Governi e Parlamenti dei singoli Stati volta a risolvere il grave ed impellente problema non possa e non debba prescindere dalle critiche esposte.

Sarà possibile trovare le giuste e rapide soluzioni?

Nutriamo ragionevoli dubbi che derivano dal fatto che per attuare un programma del genere non servono politici, ma grandi statisti dei quali oggi, purtroppo, si avverte la scarsità, se non, addirittura, l’assenza.

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Messaggio Da Liutprando Sab Ago 23 2008, 11:40

A parte il commento finale, rispettabile ma non altrettanto scientifico trovo interessantissimo il tipo di approccio all'analisi della storia di breve periodo. Complimenti.
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Messaggio Da Giovanni Schioppo Sab Ago 23 2008, 11:50

grazie

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Messaggio Da Chiara Sab Ago 23 2008, 13:31

L'approccio è interessante anche se più che fisica storica e politica la definirei fisica economica. Tuttavia mi sembra lasci molti spazi vuoti (ad esempio non si spiega perché A e B si siano gettati in un affare tanto svantaggioso) e non aggiunge niente di nuovo per quanto riguarda le previsioni. In effetti non ho letto da nessuna parte stime rosee per l'UE.
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Messaggio Da Giovanni Schioppo Lun Ago 25 2008, 20:31

Per Chiara.
Chiarisco qualche concetto.
Dai tempi di Auguste Comte, che normalmente viene definito il padre della sociologia moderna, quasi tutti i sociologi hanno vagheggiato circa un "fisicalismo sociale", cioè sulla possibilità e sulla validità di poter applicare le leggi della natura, cioè quelle della fisica, alle società umane. fino ad ora, però, nessuso ha capito e nessuno ha sputo come ciò potesse essere fatto. Io ci sono riuscito (scusami la presunzione).
Detto questo, c'è da tener presente un fatto molto importante. Come tutte le prime volte, Senz'altro il mio lavoro non è esente da errori e da illazioni. Tuttavia, come mi sembra di aver già detto, esso rappresenta dei nuovi orizzonti per l'indacine storica, sociologica, politica, economica, demografica, ecc.
Passiamo ad altro.
Per quanto riguarda la tua prima critica, non ho inteso, nelle previsione che hai letto, studiare le cause che hanno portato all'unificazione europea. Queste riguardano il passato; una previsione, invece, si riferisce al futuro. In fin dei conti, non sono onnipotente.
Cade anche la tua seconda critica, per il semplice motivo che, mentre tutti avvertiamo nell'aria questa depressione, che non investe soltanto l'economia, ma tutte le espressioni della società, io l'ho quantificata (per il 2012), sia in termini economici che in termini di sviluppo umano (ISU vuol dire, appunto, indice di sviluppo umano, e questo indice viene calcolato dall'UNDP - UNITED NATIONS DEVELOPMENT PROGRAMME).
Per concludere, non ti fermare alle prime cose che ti vengono in mente quando dai un giudizio. Per cui ti suggerisco di approfondire l'argomento rileggendo tutte le cose che ho scritto in questo forum.
Fallo, se vuoi mostrare maturità, altrimenti mostri di pensare, a chi non ti conosce, come una ragazzina di diciassette anni.
Perdonami, ma io ne ho sessantadue.
A presto.

Giovanni Schioppo

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Messaggio Da Chiara Lun Ago 25 2008, 23:34

Semplicemente da quel che ho letto e che hai postato (qui e altrove) non emerge quel che dici di aver fatto (secondo me). Tu parli di fisica storica, (cioè un modo per interpretare la storia, cioè il passato) e posti una previsione (che riguarda il futuro).
Per quanto riguarda il secondo punto, vuol dire che dovremo aspettare il 2012 per confermare la tua teoria.
Chiara
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Messaggio Da Giovanni Schioppo Gio Ago 28 2008, 20:21

Rieccomi. scusa il ritardo.
La nuova disciplina è: fisica storica e politica.
Eccoti un saggio della disciplina applicata alla storia.
Te lo invio in più parti, altrimenti non c'entra.


Capitolo II - Analisi storica.

Premessa

Nei paragrafi che seguono verranno trattati fatti della storia passata e contemporanea che, per le loro particolari caratteristiche, si presentano in modo alquanto circoscritto rispetto alla normale complessità dei fenomeni storici e politici, e che, per questo, si prestano a semplici applicazione della fisica politica.

Supporremo, inoltre, che il lettore conosca i fatti storici oggetto delle applicazioni; pertanto tali fatti saranno esposti in quei loro tratti che consentono l’individuazione del tipo di applicazione.



II - 1 Impero Romano - La battaglia della selva di Teutoburgo.

Trattamento: meccanica; urto tra due oggetti politici.

Primo oggetto politico: l’Impero Romano di Augusto.

Secondo oggetto politico: i Cherusci e le popolazioni germaniche alleate.

Nel 9 d.C. fu combattuta nella foresta di Teutoburgo in Germania una battaglia tra l’esercito del legato imperiale romano Publio Quintilio Varo e quello comandato da Arminio, capo della tribù germanica dei Cherusci[1]. Le tre legioni che costituivano l’esercito di Varo (circa 18.000 uomini) furono attirate in un’imboscata e completamente annientate dai 17.000 guerrieri di Arminio.

Alcuni storici[2] sostengono che quella battaglia abbia fermato il processo di espansione dell’Impero romano. Questa affermazione, tradotta in termini di fisica politica, implica che lo scontro di Teutoburgo abbia esercitato sull’Impero una forza tale da determinare una sensibile diminuzione della velocità del suo moto politico e, quindi, la fine delle mire espansionistiche di Roma.

Vogliamo invece provare che, secondo le leggi della fisica politica, non fu così, e che gli effetti della battaglia furono del tutto trascurabili ed ininfluenti sul moto politico dell’Impero romano.

A tale scopo premettiamo alcune considerazioni.

Per la conservazione dell’energia meccanica di un oggetto politico, all’aumentare della sua energia potenziale, la sua energia cinetica deve necessariamente diminuire, e ciò implica una corrispondente diminuzione della velocità del suo moto politico.

Poiché con Augusto l’Impero romano aveva quasi raggiunto la sua massima estensione territoriale, anche la sua massa politica ed il suo ISU erano quasi giunti ai loro valori più alti, rendendo quasi massima l’energia potenziale dell’Impero e, quindi, quasi minima quella cinetica; conseguentemente la velocità del suo moto politico si era attestata su valori quasi costanti e molto prossimi allo zero indipendentemente dalla battaglia.

Se confrontiamo l’esito della battaglia di Teutoburgo con quello della battaglia di Canne del 216 a.C. (seconda guerra punica) ci rendiamo conto che la disfatta di Canne fu ben più disastrosa di quella di Teutoburgo: 50.000 legionari morti a Canne contro i 18.000 caduti nell’imboscata di Teutoburgo.

Se la disfatta di Canne non fu sufficiente a fermare le tendenze espansionistiche di Roma, perché avrebbe dovuto esserlo quella di Teutoburgo? Inoltre, se Cesare con sei legioni aveva assoggettato la Gallia, perché Augusto e, poi, Tiberio, con otto legioni stanziate ai confini renani e danubiani non riuscirono ad annettere ai territori dell’Impero neanche quella parte della Germania che si insinua nell’angolo formato dal Reno e dal Danubio?[3] La risposta a queste domande sta ancora una volta nella conservazione dell’energia meccanica. Infatti, poiché la massa politica della compagine romana all’epoca della seconda guerra punica e prima della conquista della Gallia era ben più piccola rispetto a quella dell’età di Augusto, la sua velocità politica era molto più elevata rispetto a quella che aveva nel primo secolo dell’Impero che, come abbiamo già detto, era prossima a zero.

L’effetto della disfatta di Varo fu, dunque, solo quello di far prendere atto ad Augusto della impossibilità e della sostanziale inutilità di intraprendere ulteriori campagne di conquista ai confini dell’Impero[4].

Analizziamo la battaglia di Teutoburgo quantitativamente.

Abbiamo già anticipato che l’evento può essere trattato come un urto tra due oggetti politici caratterizzati da diverse masse e velocità. A questo scopo dobbiamo fare alcune ipotesi per determinare con una discreta verosimiglianza gli ISU, le masse e le velocità degli oggetti politici costituiti dall’Impero e dalle popolazioni germaniche che ebbero parte attiva nel determinare l’evento.



[1] Questi abitavano la regione nord-occidentale della Germania compresa tra il Weser e l’Elba.




[2] WELLS P. S., La battaglia che fermò l’Impero, Il Saggiatore, Milano 2004, p. 11, p. 200 e ss. CLEMENTE G., guida alla storia di Roma, Oscar saggi Mondadori, Milano 1990, p. 235.


[3] La conquista di questo territorio avrebbe comportato una sensibile riduzione del “limes” in quella parte dell’Impero.




[4] Nelle sue memorie, “Res gestae Divi Augusti”, l’imperatore raccomanda ai suoi successori di evitare altre guerre di conquista; e questa raccomandazione, se si esclude la spedizione di Claudio in Britannia, viene accolta da tutti i suoi successori fino a Nerva e, poi, dopo Traiano, dagli imperatori adottivi.

Giovanni Schioppo

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Messaggio Da Giovanni Schioppo Gio Ago 28 2008, 20:23

Seconda parte.


- Impero romano.

La fine delle guerre civili, l’ottima rete stradale, l’efficiente approvvigionamento alimentare e idrico, la raggiunta tranquillità dei mari, furono fattori che influirono in misura notevole nel determinare, con la stabilità politica, una espansione più capillare ed intensa del commercio, sia terrestre che marittimo, un progredire dell’agricoltura, sia nella quantità che nella qualità dei prodotti, ed un forte incremento delle attività industriali ed artigianali. La conseguenza di questi fatti fu un netto miglioramento delle condizioni di vita in tutti i territori dell’Impero.

Tutto ciò ci autorizza a credere che il tenore di vita a Roma e nelle province dell’Impero avesse raggiunto a quel tempo un livello abbastanza elevato che, inoltre, rapportato al mondo contemporaneo, potrebbe essere paragonato a quello di una Nazione moderna caratterizzata da un valore medio-alto dell’ISU. Per questi motivi attribuiremo all’ISU dell’Impero il valore 0,750.

Per determinare la massa politica dell’Impero ci occorre conoscere il numero dei suoi abitanti nei primissimi anni della nostra era. A tale scopo facciamo riferimento a quanto ci dicono gli studiosi di demografia storica Lorenzo Del Panta e Rossella Rettaroli[1] che assegnano alla sola Europa, per l’epoca in questione, la cifra di 31.000.000 di abitanti, e a Claude Nicolet[2] che, per il solo Egitto propone la cifra di 7.500.000 abitanti. Dovendo considerare nel computo totale degli abitanti dell’Impero anche quelli del Nord Africa e del Medio Oriente, e, prendendo in considerazione la cifra indicativa di 60.000.000 per tutto l’Impero proposta dallo storico Guido Clemente relativamente ai primi due secoli[3], ci sembra del tutto ragionevole la cifra proposta nel sito www.imperium- romanum.it di 55.000.000 di abitanti.

La forza militare era espressa da 28 legioni, due flotte principali dislocate a Miseno e a Ravenna, flotte secondarie nei mari minori e piccole flotte fluviali, per un totale di circa 200.000 uomini; con gli ausiliari provenienti dagli Stati “clientes” e quelli “amici del Popolo Romano” si arrivava, alla morte di Augusto, a circa 300.000 unità[4]. Questi numeri danno luogo al rapporto militari/abitanti 36/10.000, cioè 36 militari ogni 10.000 abitanti e ad una massa politica (m=nxI/ν) pari a 41.250 Kg.

Per quanto detto all’inizio del paragrafo, assumeremo per il moto politico dell’Impero la velocità di 0,1 m/anno al momento della battaglia.

- I Cherusci.

Le condizioni di vita delle popolazioni germaniche stanziate oltre il Reno e, quindi, dei Cherusci, erano notevolmente diverse da quelle romane, sia per l’organizzazione sociale, di tipo tribale, sia per la presenza di tecnologie rudimentali; Paolo Emilio Taviani sostiene che “la Germania era, economicamente, molto in ritardo nei confronti della Gallia: essa non doveva contare allora più di due o tre milioni di abitanti[5]; Tuttavia i Germani erano in grado di costruire artigianalmente manufatti per la vita quotidiana, attrezzi per l’agricoltura, carri per il trasporto e armi.

Tra i villaggi, che distavano tra loro da poche centinaia di metri fino a qualche chilometro, esisteva una discreta rete di commercio che consisteva principalmente nello scambio di manufatti, di prodotti dell’agricoltura e di bestiame. Questi scambi erano comunque frenati dalla assenza di una efficiente rete stradale e dalla inesistenza di un sistema monetario.

Per tutti questi motivi riteniamo che il livello di sviluppo umano di queste popolazioni doveva essere molto inferiore a quello delle popolazioni dell’Impero. Ciò consente di attribuire loro l’ISU di una Nazione moderna caratterizzata da un basso livello di sviluppo umano: I = 0,300.

Varo era stato inviato in quella parte della Germania nord-occideltale, considerata già conquistata, per organizzarvi la provincia politicamente e fiscalmente; ma “l’applicazione dell’intero sistema di tassazione e coscrizione imperiale provocava – nei popoli assoggettati – una resistenza spesso violenta, talvolta anche più di quanto lo fosse stata la resistenza alla conquista iniziale[6]. Questa resistenza, si trasformò in una reazione che indusse i capi delle tribù germaniche ad unirsi in una coalizione avente i Cherusci di Arminio come fattore aggregante, ed implicò un reclutamento militare molto più serrato rispetto a quello romano, per il quale supporremo un rapporto di 36/1.000, cioè 36 militari ogni mille abitanti. Questo rapporto ci consente di calcolare il numero complessivo della popolazione germanica che collaborò a realizzare l’attacco a Varo.

Poiché il numero dei guerrieri germani impegnati nell’attacco è stimato intorno a 17.000 [7], possiamo stabilire la seguente proporzione:



36:1.000 = 17.000:x




dove x è il numero della popolazione. Si ricava allora per x il valore 472.000.

Da questi valori (I e n) risulta una massa politica di 141 Kg.

Infine bisogna considerare il fatto che il lavoro della coalizione volto ad attrezzare, armare e preparare l’esercito abbia dato una spinta notevole allo sviluppo delle popolazioni che ne facevano parte, e che tale spinta ne abbia elevato l’indice dal valore I1 = 0,3 al valore I2 = 0,31, con un incremento complessivo ΔI = 0,01. Perciò, nel periodo di circa due anni necessari alla preparazione dell’imboscata, il moto politico dei Cherusci e dei loro alleati fu caratterizzato da una velocità media di 5m/anno; quindi al momento dell’impatto la massa politica era diventata 146 Kg.

Le perdite dei Romani ammontarono a 18.000 legionari, mentre quelle della coalizione germanica a circa 500 uomini[8]. Queste perdite, confrontate con il numero delle rispettive popolazioni prima dello scontro, furono dell’ordine dello 0,03% per l’Impero romano e dello 0,1% per la coalizione, determinando una variazione delle rispettive masse politiche del tutto trascurabile.

Per questo motivo l’urto sarà considerato elastico.

Riassumiamo nella seguente tabella i valori supposti al momento della battaglia.



[1] DEL PANTA L., RETTAROLI R., Introduzione alla demografia storica, Laterza, Roma 1994, p. 77.




[2] NICOLET C., L’inventario del mondo: geografia politica alle origini dell’Impero Romano, Bari Laterza, Bari 1989, p. 141




[3] ClLEMENTE G., op. cit., p. 260.




[4] GARNSEY P., SALLER R., Storia sociale ed economica dell’Impero Romano, Lateerza, Bari, 1989, p.181.




[5] TAVIANI P. E. distribuzione geografica e struttura della popolazione attraverso la storia e nel tempo presente, Giappichelli, Torino 1953, p. 50.




[6] LUTTWAK E. N., op. cit., p. 32.




[7] WELLS P. S., op. cit., p. 166.




[8] WELLS P. S., op. cit., p. 175, p. 200.

Giovanni Schioppo

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Messaggio Da Giovanni Schioppo Gio Ago 28 2008, 20:24

Terza parte.



Abitanti
ISU
Massa
politica
Velocità politica
Impero romano
55x106
0,75
ma=41.250Kg
va=0,1m/anno
Cherusci
472x103
0,31
mb=146 Kg
vb = 5m/anno




Calcoliamo ora la velocità delle due masse dopo l’urto. Per fare questo bisogna attribuire un segno alle due velocità. Tenendo presente che prima della battaglia entrambi i moti politici andavano nella direzione che conduceva ad un aumento di I, attribuiremo alle due velocità il segno positivo. Indicando poi con Va e Vb rispettivamente le velocità dell’Impero e quella dei Cherusci dopo l’urto, e ricordando che:

Va = 2 mbvb - (mb - ma)va


ma + mb

e
Vb = 2mava - (ma - mb)vb , [1]


ma + mb







sostituendo i valori della precedente tabella nelle due ultime equazioni, si ottiene:





Romani Cherusci
Va = 0,13m/anno e Vb = -4,8 m/anno.




[1] Cfr. pag. 96.

Giovanni Schioppo

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Messaggio Da Giovanni Schioppo Gio Ago 28 2008, 20:25

Quarta parte.


Come si vede, contro ogni aspettativa, l’Impero si ritrovò, dopo l’urto, con un incremento positivo della sua velocità politica Δv = 0,13 – 0.1 = 0,03 m/anno, pari al 3% della velocità al momento dell’urto.

Risulta, allora, in pieno accordo con le ipotesi fatte, che la velocità politica dell’Impero rimase sostanzialmente invariata; ciò vuol dire che la forza esercitata dall’attacco di Arminio fu completamente irrilevante nel determinare la fine delle guerre di espansione di Roma, la cui politica era già orientata sia al rafforzamento dei confini che alle strategie di prevenzione contro attacchi esterni.

Quello che invece subì una sostanziale variazione fu la velocità politica della coalizione germanica che assunse un valore negativo.

Ciò implicò una sensibile e rapida diminuzione di I e, perciò, un regresso nelle condizioni di vita delle tribù che ebbero parte attiva nel progettare l’imboscata. I fatti storici confermano questa conclusione.

Infatti la coalizione che aveva consentito il reclutamento di 17.000 guerrieri si disgregò e si verificarono conflitti più o meno violenti tra le tribù con la conseguente dissipazione di buona parte dell’energia che aveva caratterizzato la coalizione immediatamente prima dell’attacco. Tale perdita fu pagata dalle popolazioni con un sensibile calo del loro tenore di vita. Paradossalmente si potrebbe affermare che, se l’energia spesa nell’attacco alle legioni di Varo fosse stata usata diversamente, la coalizione non si sarebbe frantumata e avrebbe potuto dare luogo alla nascita di uno Stato germanico[1].





[1] In effetti, dopo il disastro di Teutoburgo, una delle maggiori preoccupazioni di Augusto e, successivamente di Tiberio, fu quella che Arminio riuscisse a ricompattare la coalizione per sferrare un attacco massiccio alla Gallia. Il fatto che ciò non avvenne conferma ancora le nostre tesi, se si considera che un altro effetto dell’urto fu quello della frantumazione del secondo oggetto politico, i Cherusci.

Giovanni Schioppo

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Messaggio Da Giovanni Schioppo Gio Set 11 2008, 10:48

perchè si è interrotta la discussione? Domanda provocatoria: dove è andata a finire la curiosità di gbg, di Chiara e degli altri?
Ritengo di aver dato sufficienti spunti.

Giovanni Schioppo

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Messaggio Da catilina Gio Set 11 2008, 12:30

mi piacerebbe intervenire ma per farlo dovrei leggere con attenzione tutto quello che hai postato ma non riesco; è più forte di me sopra lle 8/10 righe inizioa a leggre una riga si e una no partendo dal basso....e la conclusione alla quale sono giunto con questo metodo è che tu sei matto ma non posso dirtelo perchè probabilissimamente non ti ho solo capito.

oh...matto nel senso positivo nel senso creativo e originale.

a me i matti piacciono in genere.
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Messaggio Da Fast Gio Set 11 2008, 12:48

Non ci ho capito una mazza: ti metto nel reparto "cazzo dite" assieme al comandante. ma come è che 20000 legionari romani suonavano 150.000 teutoni?
Fast
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