Giorgio Morandi
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Giorgio Morandi
Alle scuole medie il mio professore di disegno mi sembrava – era – fissato con Giorgio Morandi: e trovavo noioso riprodurre quei quadri che mi sembravano così statici, così banali. Nature morte o, peggio ancora, figure geometriche, cubi e cilindri dai colori smorti, da copiare con particolare attenzione alla prospettiva e alla sfumatura delle ombre. Oggi chiedo venia alla memoria del mio insegnante: “Niente è più astratto della realtà”, diceva Morandi con una frase di cui non allora potevo capire la portata estetica, esistenziale e addirittura filosofica. Ho capito che le sue immagini esistono prima di apparire, e ho una gran voglia di vedere la grande mostra antologica che si aprirà il 16 settembre a New York per poi passare al Museo d’Arte Moderna di Bologna.
Forse, l’introduzione più precisa alla pittura di Morandi sta – involontaria – in un passo della Recherche di Proust: “La realtà da esprimere non risiede nell'apparenza del soggetto ma nel grado di penetrazione di questa impressione, a una profondità in cui tale apparenza conta ben poco." E Roberto Longhi, amico di Morandi prima ancora che suo appassionato estimatore, ha scritto: “Oggetti inutili, paesaggi inameni, fiori di stagione, sono soggetti più che sufficienti per esprimersi ‘in forma’, e non si esprime, si sa bene, che il sentimento.” Il grande critico non aveva bisogno delle concettose e spesso incomprensibili espressioni usate da molti suoi colleghi, per descrivere la pittura di Morandi: poesia del limite, algida concretezza, vita spettrale soggiacente, allucinata visione di un mistico ecc..
Se Morandi si presta ai più svariati esercizi di critica, fornisce molto meno materiale ai biografi. Basti pensare che andò all’estero per la prima volta a 66 anni, e dalla sua città si mosse sempre poco e malvolentieri: anche l’esperienza militare nella Grande Guerra durò pochi mesi, nel 1915, subito interrotta per malattia. Era nato a Bologna, da una famiglia della piccola borghesia, il 20 luglio 1890; primo di cinque figli, per tutta la vita sarà fondamentale per lui la vicinanza delle tre sorelle. La sua predisposizione alla pittura fu palese fin dall’infanzia e a 17 anni si iscrisse all’Accademia di Belle Arti, dove si diplomò nel 1913, avendo con i professori i soliti problemi dello studente troppo dotato. Aveva una passione particolare per la grande pittura italiana del XV secolo, specialmente per Masaccio, Piero della Francesca e Paolo Uccello; fra i moderni, soprattutto Cézanne, Rousseau e Picasso. Nel 1914, influenzato dal cubofuturismo alla Braque, si accostò – sorpresa – al futurismo, la più straordinaria avanguardia mondiale, ma fu un’esperienza breve: prima venne attratto dalle opere metafisiche di Carlo Carrà e di Giorgio de Chirico, che per lui creò l’espressione “metafisica delle cose quotidiane”, e che nel 1922 scrisse: “Morandi osserva con lo sguardo di un uomo che crede, e lo scheletro intimo di quelle cose per noi morte, perché immobili, gli si mostra nel suo aspetto più consolatorio, nel suo aspetto eterno.” Nel 1919 aderì al movimento “Valori Plastici” e poi, con distacco riservato, ai novecentisti italiani. Da allora fu un bersaglio prediletto nella polemica futurista contro “i bottiglisti ed i naturamortisti”. Lo ammiravano, invece, gli uomini del “Selvaggio” di Mino Maccari e il conterraneo Leo Longanesi, che nel 1932 gli dedicò un intero numero della sua rivista “L’Italiano”, con un importante scritto di Ardengo Soffici.
Verso il fascismo ebbe un atteggiamento distaccato e quieto, come tutta la sua esistenza. Fino al 1929, già apprezzato anche all’estero, insegnò nelle scuole elementari; dal 1926 al 1928 fu anche promosso direttore delle scuole elementari di alcuni comuni nelle province di Reggio Emilia e di Modena. Straordinario realizzatore di acqueforti, nel 1930 gli venne assegnata per chiara fama, senza concorso, la cattedra di tecnica dell'incisione all'Accademia di Belle Arti di Bologna; la mantenne fino al 1956, quando, su sua richiesta, venne collocato a riposo.
Negli anni Trenta espose sia alle Biennali di Venezia sia alle Quadriennali di Roma; in quella del 1939 ebbe – suscitando polemiche - un’intera sala, con quarantadue oli, due disegni e dodici acqueforti, ma ottenne il secondo premio, dietro al più giovane Bruno Saetti, oggi noto soltanto agli esperti. Indifferente alle mode culturali, continuò a dipingere nello studio di via Fondazza e, d’estate, nella casa di campagna a Grizzana (poi diventato Grizzana Morandi) sull’Appennino emiliano, dove visse come sfollato dal giugno 1943 fino al termine della guerra.
Uscito dal ventennio fascista immune di contaminazioni politiche e artistiche, nel 1948 ebbe il primo premio alla Biennale di Venezia, ormai riconosciuto come uno dei maestri del Novecento. Nel 1956 dedicò il suo primo viaggio all’estero, a Zurigo, alla mostra antologica dell’amato Cézanne e il 18 giugno 1964 morì a Bologna, dove venne sepolto alla Certosa. Nel 1992 la sua città gli ha dedicato un museo, grazie alla donazione della superstite sorella Maria Teresa, che come condizione volle fosse collocato nel centralissimo e storico Palazzo d’Accursio, dove è stato ricostruito lo studio dell’artista. A Bologna hanno sede anche il Centro Studi Giorgio Morandi e il Comitato per il Catalogo.
La mostra al Metropolitan Museum, che esporrà oltre cento opere, in realtà è orgogliosamente tutta italiana: il curatori sono Maria Cristina Bandera, direttrice della Fondazione Roberto Longhi, e Renato Miracco, direttore dell’Istituto di cultura italiano di New York. Di proprietà italiana è anche la casa editrice, Skira, che pubblicherà il catalogo. In attesa dell’attacco di morandite che si scatenerà sui media a partire dal prossimo settembre, non ci resta che meditare su quella frase che riassume così bene Morandi e, forse, anche la vita: “Niente è più astratto della realtà.”
Forse, l’introduzione più precisa alla pittura di Morandi sta – involontaria – in un passo della Recherche di Proust: “La realtà da esprimere non risiede nell'apparenza del soggetto ma nel grado di penetrazione di questa impressione, a una profondità in cui tale apparenza conta ben poco." E Roberto Longhi, amico di Morandi prima ancora che suo appassionato estimatore, ha scritto: “Oggetti inutili, paesaggi inameni, fiori di stagione, sono soggetti più che sufficienti per esprimersi ‘in forma’, e non si esprime, si sa bene, che il sentimento.” Il grande critico non aveva bisogno delle concettose e spesso incomprensibili espressioni usate da molti suoi colleghi, per descrivere la pittura di Morandi: poesia del limite, algida concretezza, vita spettrale soggiacente, allucinata visione di un mistico ecc..
Se Morandi si presta ai più svariati esercizi di critica, fornisce molto meno materiale ai biografi. Basti pensare che andò all’estero per la prima volta a 66 anni, e dalla sua città si mosse sempre poco e malvolentieri: anche l’esperienza militare nella Grande Guerra durò pochi mesi, nel 1915, subito interrotta per malattia. Era nato a Bologna, da una famiglia della piccola borghesia, il 20 luglio 1890; primo di cinque figli, per tutta la vita sarà fondamentale per lui la vicinanza delle tre sorelle. La sua predisposizione alla pittura fu palese fin dall’infanzia e a 17 anni si iscrisse all’Accademia di Belle Arti, dove si diplomò nel 1913, avendo con i professori i soliti problemi dello studente troppo dotato. Aveva una passione particolare per la grande pittura italiana del XV secolo, specialmente per Masaccio, Piero della Francesca e Paolo Uccello; fra i moderni, soprattutto Cézanne, Rousseau e Picasso. Nel 1914, influenzato dal cubofuturismo alla Braque, si accostò – sorpresa – al futurismo, la più straordinaria avanguardia mondiale, ma fu un’esperienza breve: prima venne attratto dalle opere metafisiche di Carlo Carrà e di Giorgio de Chirico, che per lui creò l’espressione “metafisica delle cose quotidiane”, e che nel 1922 scrisse: “Morandi osserva con lo sguardo di un uomo che crede, e lo scheletro intimo di quelle cose per noi morte, perché immobili, gli si mostra nel suo aspetto più consolatorio, nel suo aspetto eterno.” Nel 1919 aderì al movimento “Valori Plastici” e poi, con distacco riservato, ai novecentisti italiani. Da allora fu un bersaglio prediletto nella polemica futurista contro “i bottiglisti ed i naturamortisti”. Lo ammiravano, invece, gli uomini del “Selvaggio” di Mino Maccari e il conterraneo Leo Longanesi, che nel 1932 gli dedicò un intero numero della sua rivista “L’Italiano”, con un importante scritto di Ardengo Soffici.
Verso il fascismo ebbe un atteggiamento distaccato e quieto, come tutta la sua esistenza. Fino al 1929, già apprezzato anche all’estero, insegnò nelle scuole elementari; dal 1926 al 1928 fu anche promosso direttore delle scuole elementari di alcuni comuni nelle province di Reggio Emilia e di Modena. Straordinario realizzatore di acqueforti, nel 1930 gli venne assegnata per chiara fama, senza concorso, la cattedra di tecnica dell'incisione all'Accademia di Belle Arti di Bologna; la mantenne fino al 1956, quando, su sua richiesta, venne collocato a riposo.
Negli anni Trenta espose sia alle Biennali di Venezia sia alle Quadriennali di Roma; in quella del 1939 ebbe – suscitando polemiche - un’intera sala, con quarantadue oli, due disegni e dodici acqueforti, ma ottenne il secondo premio, dietro al più giovane Bruno Saetti, oggi noto soltanto agli esperti. Indifferente alle mode culturali, continuò a dipingere nello studio di via Fondazza e, d’estate, nella casa di campagna a Grizzana (poi diventato Grizzana Morandi) sull’Appennino emiliano, dove visse come sfollato dal giugno 1943 fino al termine della guerra.
Uscito dal ventennio fascista immune di contaminazioni politiche e artistiche, nel 1948 ebbe il primo premio alla Biennale di Venezia, ormai riconosciuto come uno dei maestri del Novecento. Nel 1956 dedicò il suo primo viaggio all’estero, a Zurigo, alla mostra antologica dell’amato Cézanne e il 18 giugno 1964 morì a Bologna, dove venne sepolto alla Certosa. Nel 1992 la sua città gli ha dedicato un museo, grazie alla donazione della superstite sorella Maria Teresa, che come condizione volle fosse collocato nel centralissimo e storico Palazzo d’Accursio, dove è stato ricostruito lo studio dell’artista. A Bologna hanno sede anche il Centro Studi Giorgio Morandi e il Comitato per il Catalogo.
La mostra al Metropolitan Museum, che esporrà oltre cento opere, in realtà è orgogliosamente tutta italiana: il curatori sono Maria Cristina Bandera, direttrice della Fondazione Roberto Longhi, e Renato Miracco, direttore dell’Istituto di cultura italiano di New York. Di proprietà italiana è anche la casa editrice, Skira, che pubblicherà il catalogo. In attesa dell’attacco di morandite che si scatenerà sui media a partire dal prossimo settembre, non ci resta che meditare su quella frase che riassume così bene Morandi e, forse, anche la vita: “Niente è più astratto della realtà.”
Re: Giorgio Morandi
In 2a Media incappai in un originale di Morandi, casualmente, a casa dell'amica del cuore.
Il papà era un politico che accumulava quadri senza un criterio apparente, parecchi regalati, alcuni scovati per il gusto dell' "investimento azzeccato" (almeno Spadolini i suoi Morandi li aveva acquistati per amore).
Stava buttato lì con nonchalance, fra un Maccari (ai miei occhi) insignificante e la solita asettica lito della colomba di Picasso.
Innamoramento.
Manco sapevo chi fosse, ma non riuscivo a staccarmene. Mi dava pace e mi lasciava senza parole. Ma mi poneva anche delle domande.
Quell'armonia assoluta. Quell'immobilità sospesa... Quella staticità così piena di sfumature.
Nel tornare a casa, comprai una copia dei Maestri del Colore con l'equivalente della paghetta di 2 settimane.
Mi fa piacere poterlo riavvicinare, per giunta proprio nella mia-Sua città.
Il papà era un politico che accumulava quadri senza un criterio apparente, parecchi regalati, alcuni scovati per il gusto dell' "investimento azzeccato" (almeno Spadolini i suoi Morandi li aveva acquistati per amore).
Stava buttato lì con nonchalance, fra un Maccari (ai miei occhi) insignificante e la solita asettica lito della colomba di Picasso.
Innamoramento.
Manco sapevo chi fosse, ma non riuscivo a staccarmene. Mi dava pace e mi lasciava senza parole. Ma mi poneva anche delle domande.
Quell'armonia assoluta. Quell'immobilità sospesa... Quella staticità così piena di sfumature.
Nel tornare a casa, comprai una copia dei Maestri del Colore con l'equivalente della paghetta di 2 settimane.
Mi fa piacere poterlo riavvicinare, per giunta proprio nella mia-Sua città.
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Re: Giorgio Morandi
Di seguito alcune opere del grande maestro:
Un barattolo per lo zucchero, una bottiglia e due scatolini
Una delle scatole di prima(ma in prospettiva diversa), un'altra bottiglia, e un bicchiere (vuoto)
Beh, le solite scatole, una saliera(?) e una strana bottiglia (mezza piena di un liquido di un colore strano, analisi cliniche? ).
La saliera, temo, sia la stessa di quella della prima "opera".
K
Un barattolo per lo zucchero, una bottiglia e due scatolini
Una delle scatole di prima(ma in prospettiva diversa), un'altra bottiglia, e un bicchiere (vuoto)
Beh, le solite scatole, una saliera(?) e una strana bottiglia (mezza piena di un liquido di un colore strano, analisi cliniche? ).
La saliera, temo, sia la stessa di quella della prima "opera".
K
peppedrago- Messaggi : 664
Data di iscrizione : 01.05.08
Località : Manicomio criminale di Montelupo
Re: Giorgio Morandi
Bottiglie, carabattole, la Saliera&l'ApePiera.
Si può vedere solo degli oggetti assemblati lì... Ci si può vedere-sentire anche assai di più...
Il bicchiere tu lo sottolinei come vuoto, io lo vedo mezzo pieno, magari col sentore d'anice.
D'altronde anche nei volti di Modigliani c'è chi vede solo 2 occhi 1 naso & 1 bocca supportati da un collo incongruamente lungo. E ci sta invece chi ci percepisce dell'altro, magari emozionandosi.
La memorabile Beffa Modigliani dei tre ragazzi livornesi, che tenne in scacco i soliti tromboni, è stata comunque una genialata (sfruttata pure da Black & Decker). Ma trattasi forse di diverso genio.
Si può vedere solo degli oggetti assemblati lì... Ci si può vedere-sentire anche assai di più...
Il bicchiere tu lo sottolinei come vuoto, io lo vedo mezzo pieno, magari col sentore d'anice.
D'altronde anche nei volti di Modigliani c'è chi vede solo 2 occhi 1 naso & 1 bocca supportati da un collo incongruamente lungo. E ci sta invece chi ci percepisce dell'altro, magari emozionandosi.
La memorabile Beffa Modigliani dei tre ragazzi livornesi, che tenne in scacco i soliti tromboni, è stata comunque una genialata (sfruttata pure da Black & Decker). Ma trattasi forse di diverso genio.
Ospite- Ospite
Re: Giorgio Morandi
http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/pop/schedaVideo640480.aspx?id=345
Una genialata che però ha intorbidito le acque.
Una genialata che però ha intorbidito le acque.
Chiara- Messaggi : 1057
Data di iscrizione : 21.05.08
Re: Giorgio Morandi
La cosidetta "beffa Modigliani" servì a dimostrare la grande truffa della cosidetta arte.
Quattro carabattole pittate su uno straccio o una faccia di cazzo scolpita in una pietra vendute a milioni di euro, ma fatemi il piacere.
L'emozione che dici di provare è dentro di te, e se a tirarla fuori basta uno straccio pittato da un ubriacone è un tuo problema.
Vai a teatro, vedi Marlon o Al Pacino recitare e vedi, annusi, senti il talento, vedi la "mano de Dios" che li ha toccati, vedi ballare la Zakharova, pizzicare le corde il grande Paco de Lucia.....
un'azione di Maradona, solo contro tre, quattro, cinque avversari, tutti campioni, li guarda, li dribbla tutti, per un millesimo di secodo guarda la porta, il portiere, scarta pure lui e segna, mamma mia !!!!
Zakharova, Maradona, il novello Paganini de Lucia, l'impossibile banalizzato, il limite estremo sconfitto e ridotto in poltiglia, ogni giorno, tutte le volte che vogliono.
Io non appenderei nel mio cesso un quadro di quel truffatore di Fontana neanche se me lo regalassaro,
ma siamo seri !!!!!
K
Quattro carabattole pittate su uno straccio o una faccia di cazzo scolpita in una pietra vendute a milioni di euro, ma fatemi il piacere.
L'emozione che dici di provare è dentro di te, e se a tirarla fuori basta uno straccio pittato da un ubriacone è un tuo problema.
Vai a teatro, vedi Marlon o Al Pacino recitare e vedi, annusi, senti il talento, vedi la "mano de Dios" che li ha toccati, vedi ballare la Zakharova, pizzicare le corde il grande Paco de Lucia.....
un'azione di Maradona, solo contro tre, quattro, cinque avversari, tutti campioni, li guarda, li dribbla tutti, per un millesimo di secodo guarda la porta, il portiere, scarta pure lui e segna, mamma mia !!!!
Zakharova, Maradona, il novello Paganini de Lucia, l'impossibile banalizzato, il limite estremo sconfitto e ridotto in poltiglia, ogni giorno, tutte le volte che vogliono.
Io non appenderei nel mio cesso un quadro di quel truffatore di Fontana neanche se me lo regalassaro,
ma siamo seri !!!!!
K
peppedrago- Messaggi : 664
Data di iscrizione : 01.05.08
Località : Manicomio criminale di Montelupo
Re: Giorgio Morandi
Non mi emoziono così facilmente, caro Pepper. Ho dei buoni filtri.
Comunque, nè con le "ferite" create ad arte da Fontana nè con lo sdrucito Marlon di Ultimo Tango (lo preferisco quando fa Kurtz).
E comunque ciò che mi commuove non è per me un "problema" (come carinamente butti lì), bensì un PRIVILEGIO.
Concordo comunque su Paco de Lucia. E sulla voce di Al Pacino, sentito in teatro a New York.
Se Fontana è una mistificazione all'ennesima potenza come la merda di Manzoni (in my humble opinion) che manco potrei permettermi, ho però colorato i miei cessi con citazioni di Botero (mi gratificano come uno specchio snellente), polimaterici pieni di ippocampi & meduse e soprattutto un meraviglioso quadro sudafricano (da me scovato e voluto) con congas straripanti di sensualissimi fiori rossi.
Io mi diverto così
Comunque, nè con le "ferite" create ad arte da Fontana nè con lo sdrucito Marlon di Ultimo Tango (lo preferisco quando fa Kurtz).
E comunque ciò che mi commuove non è per me un "problema" (come carinamente butti lì), bensì un PRIVILEGIO.
Concordo comunque su Paco de Lucia. E sulla voce di Al Pacino, sentito in teatro a New York.
Se Fontana è una mistificazione all'ennesima potenza come la merda di Manzoni (in my humble opinion) che manco potrei permettermi, ho però colorato i miei cessi con citazioni di Botero (mi gratificano come uno specchio snellente), polimaterici pieni di ippocampi & meduse e soprattutto un meraviglioso quadro sudafricano (da me scovato e voluto) con congas straripanti di sensualissimi fiori rossi.
Io mi diverto così
Ospite- Ospite
Re: Giorgio Morandi
peppedrago ha scritto:
Quattro carabattole pittate su uno straccio o una faccia di cazzo scolpita in una pietra vendute a milioni di euro, ma fatemi il piacere.
Più che vendute direi comprate. Visto che non è un obbligo spendere soldi per l'arte contemporanea non vedo il problema.
Chiara- Messaggi : 1057
Data di iscrizione : 21.05.08
Re: Giorgio Morandi
Se un miliardario prova emozione dinnanzi ad un vespasiano e lo paga due miliardi saranno fatti suoi.
Credo che nessuno possa dire questa è arte , questa no. Al massimo potremo dire : Mi piace, non mi piace, mi emoziona , mi schifa.
A meno di non voler obbligare l'arte all'iperealismo socialista, o nazionalsocialista.
Credo che nessuno possa dire questa è arte , questa no. Al massimo potremo dire : Mi piace, non mi piace, mi emoziona , mi schifa.
A meno di non voler obbligare l'arte all'iperealismo socialista, o nazionalsocialista.
Fast- Messaggi : 5147
Data di iscrizione : 30.04.08
Re: Giorgio Morandi
Riguardo la beffa Modigliani.
Tra colpi di scena, conflitto tra funzionari del Comune, opinioni (?!) di critici d'arte, preparazione frettolosa del catalogo della mostra da parte del Comune, ossessione della questione dell'autenticità....
Tra colpi di scena, conflitto tra funzionari del Comune, opinioni (?!) di critici d'arte, preparazione frettolosa del catalogo della mostra da parte del Comune, ossessione della questione dell'autenticità....
direi che è una storia tutta italiana
forse a causa di questo paese Modigliani se ne andò a Parigi.
forse a causa di questo paese Modigliani se ne andò a Parigi.
malcolm- Messaggi : 930
Data di iscrizione : 18.05.08
Re: Giorgio Morandi
Peppe, grazie per la foto!
Svetlana Zakharova è davvero un fenomeno; l'ho vista un anno fa circa in Don Chisciotte ed è stata un'emozione indescrivibile...
Eh si, la classe n'est pas eau...
Svetlana Zakharova è davvero un fenomeno; l'ho vista un anno fa circa in Don Chisciotte ed è stata un'emozione indescrivibile...
Eh si, la classe n'est pas eau...
Farfalla- Messaggi : 396
Data di iscrizione : 10.06.08
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