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Ci vorrebbe un Marinetti

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Messaggio Da gbg Mar Lug 29 2008, 01:43

L’idea di Umberto Groppi, assessore alle Politiche culturali di Roma, è stata geniale nella sua semplicità. Si trattava di dare un senso a una “notte bianca” ludica e sprecona, senza dare l’impressione di togliere, ma di aggiungere. Groppi ci è riuscito trasformando la notte bianca in una notte futurista e prendendo parecchi piccioni con una fava sola. Di notti bianche – specialmente nel contenuto – ne avevo le tasche piene persino io, che organizzai la prima, undici anni fa, come assessore al Dissolvimento dell’Ovvio di Soveria Mannelli, in Calabria. Facendo un ulteriore passo nel dissolvimento dell’ovvio (il divertimento e lo stare svegli spesso fini a se stessi), Roma riempirà quella notte di contenuti culturali e artistici anche inaspettati. Per di più appartenenti a una cultura e a un’arte, quella futurista, che per essersi contaminata con il fascismo rischia di essere sottovalutata persino nel centenario del Manifesto di Marinetti, il prossimo 20 febbraio.
Una prima indicazione che darei alle politiche culturali della destra, dunque, è di non vergognarsi di rivalutare e rivitalizzare ciò che di buono fu fatto in Italia durante il famigerato ventennio, dall’architettura razionalista a un design già all’avanguardia. Senza per questo cadere nella trappola della sinistra, che continua nell’esercizio retorico di paragonare Bottai a Bondi, con l’intento malanimoso di svilire l’attuale ministro dei Beni culturali in un confronto che non ha senso: è una sinistra che, non avendo proposte nuove, è disposta a osannare il ministro di Mussolini pur di abbattere quello di Berlusconi. (E mi viene da sorridere ricordando che trent’anni fa venni sospettato di fascismo per avere riscoperto Bottai, oggi quasi un cult della sinistra.) Sarebbe sufficiente ribattere che Rutelli non ha dimostrato di avere le stesse doti intellettuali di Gramsci. Giuseppe Bottai fu un grande ministro che seppe, con decenni di anticipo, difendere i beni culturali e paesaggistici esistenti, nonché sviluppare e stimolare la nuove iniziative che continuassero a arricchire il nostro patrimonio artistico. La sua politica, in questo senso, è entrata a far parte del dna di tutti i ministeri dei beni culturali del mondo, ne costituisce l’abc. Stare a rivangare il suo operato e riproporlo, dopo settant’anni, è più uno sgambetto che uno stimolo.
Allo stesso modo sembra uno sgambetto, o un’inciampata, la tesi di chi sostiene che gli italiani vanno rieducati al culto della Bellezza e della Cultura, dando per scontato che quel culto l’abbiamo perso. Non si perde, nel giro di una o due generazioni, un’abitudine al gusto del bello che gli italiani hanno accumulato in un millennio di vita in mezzo a capolavori di ogni genere, naturali e artistici. Le punte di eccellenza del nostro design e della nostra moda sono lì a dimostrarlo. È accaduto, piuttosto, che anche il senso della bellezza ha subito gli effetti della globalizzazione. Attraverso la facilità dei viaggi e grazie all’enorme quantità di immagini di cui disponiamo ogni giorno, tutte le società evolute hanno acquisito il senso del bello, ma allo stesso tempo l’hanno standardizzato e frammentato. Per fare un esempio, tutti gli europei hanno negli occhi, ormai, le meraviglie di San Gimignano o della Cappella Sistina, come tutti gli italiani hanno negli occhi i capolavori dell’antica architettura orientale e la magnificenza di grattacieli sempre più alti, sempre più audaci e eleganti, qua e là per il mondo. Insomma, abbiamo il più grande patrimonio artistico del passato, ma non abbiamo più il monopolio del bello e del colto.
Ora, bisogna creare un bello nuovo che – come sosteneva cent’anni fa Filippo Tommaso Marinetti, grande italiano vilipeso – vada al di là dell’arte. Conservare e valorizzare l’esistente, certo. Digitalizzare e informatizzare biblioteche e archivi, ovvio. Detassare le donazioni a favore della cultura e incrementare, anche con misure fiscali, la lettura, naturalmente. Migliorare i nostri istituti di cultura all’estero, va da sé. Eccetera: è l’abc. Ma una politica culturale lungimirante deve soprattutto stimolare la creatività, patrimonio prezioso e vilipeso del nostro popolo. Si creino scuole di eccellenza in ogni ramo del sapere, senza badare all’egualitarismo a tutti i costi e ai baronati di qualsiasi origine e colore. Scuole dove davvero possano insegnare e imparare i migliori, con stipendi adeguati per gli insegnanti e il mantenimento generoso dello Stato per gli allievi meno abbienti. E quando dico “ogni ramo del sapere” intendo tutti, nessuno escluso.
L’anno prossimo ci sarà il centenario del futurismo, un movimento che studio da abbastanza tempo per sapere che del futurismo si dirà - anche - ogni possibile, vecchia sciocchezza. Come le ironie sul punto 4 del Manifesto, per cui “un automobile ruggente” può essere “più bello della Vittoria di Samotracia”. È vero. Come è vero che la bellezza del futuro sarà – anche - quella della tecnica e della scienza. Per questo il governo sbaglia, quando taglia i fondi per la ricerca, che è come amputarsi una fetta di futuro, di cultura e di bellezza. Invece, si investa di più nella scuola e nella ricerca, magari con un’amministrazione più oculata, e i risultati verranno già nel giro di una generazione. Costa? Sì, costa. Ma non si vive solo di passato e di tagli all’Ici.
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Messaggio Da gbg Mar Lug 29 2008, 01:51

I COMMENTI DEI LETTORI DEL "GIORNALE"

#6 cardo (159) - lettore
il 28.07.08 alle ore 8:49 scrive:
Riflessioni talmente semplici da apparire provocatorie nell'Italia di oggi.
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#5 miradoc (260) - lettore
il 28.07.08 alle ore 9:04 scrive:
"Grande" piccolo manifesto, caro Giordano Bruno, che sottoscrivo parola per parola, rafforzando il finale, con una nota letta su un settimanale di economia, per la penna, mi si perdoni, di non ricordo chi: "il miglior investimento economico per una famiglia è nell'educazione dei figli. Per questo un biglietto aereo per un viaggio di studio presso un'Università USA vale molto di più dell'oro".
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#4 francabi (37) - lettore
il 28.07.08 alle ore 9:24 scrive:
Bene,concordo in tutto.Provvedano i ministri competenti
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#3 frankie (14) - lettore
il 28.07.08 alle ore 9:29 scrive:
La ricerca, in Italia, è un altro dei "baronati" dove, più che il merito, conta l'apparentamento e la "colleralità"... Ben vengano i tagli alla ricerca di stato, mentre sarebe ene premiare le strutture private che investono in ricerca
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#2 boscarino.carmelo (76) - lettore
il 28.07.08 alle ore 9:31 scrive:
leggerla è sempre un piacere vorrei portare alla Sua attenzione la questione dei baronati secondo me meritano un'attenzione particolare i baroni sono una piaga che ancora non si riesce a superare le nuove leve sono costrette a subire,subire.....
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Messaggio Da skorrett Mar Lug 29 2008, 18:50

Quello che Groppi si sta per assumere è un bell'impegno ma bisogna trovare il coraggio di rompere una cultura che è diventata 'sistema' che finora ha pagato in virtu' più dell'assemblaggio, della formula a moltiplicatore che della sostanza. E' infatti relativamente facile trovare proposte culturali internazionali valide, metterle dentro un contenitore neutro (come una notte bianca) in una cornice bella e prestigiosa (Roma o un'altra città d'arte) ed il gioco è fatto.
Di questa formula di festival, fiera, notte bianca è piena l'italia e finora ogni assessore di media città - inclusi quelli di centrodestra - hanno riproposto queste formule, quasi sempre con i soldi dei contribuenti.

Sarebbe ora una geniale invenzione se Groppi - oltre a confezionare e far confezionare una serata innovativa che possa diventare un modello - riuscisse a farlo con finanziamenti privati. Anche questo sarebbe un segnale altrettanto forte ed ancora in linea con Marinetti
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Messaggio Da Mario Giardini Mar Lug 29 2008, 20:29

[quote="gbg"]. E quando dico “ogni ramo del sapere” intendo tutti, nessuno escluso.
L’anno prossimo ci sarà il centenario del futurismo, un movimento che studio da abbastanza tempo per sapere che del futurismo si dirà - anche - ogni possibile, vecchia sciocchezza. Come le ironie sul punto 4 del Manifesto, per cui “un automobile ruggente” può essere “più bello della Vittoria di Samotracia”. È vero. Come è vero che la bellezza del futuro sarà – anche - quella della tecnica e della scienza.[/quote]


Retoricamente si potrebbe dire che il futuro è già il presente. Per alcuni temi, anche il passato: penso, ad esempio, a temi legati a scoperte scientifiche come quelle che portarono alla teoria della relatività, alla meccanica quantistica, alle teorie cosmologiche, ecc. Per non parlare della matematica, o delle scienze comportamentali, o quelle biologiche. O, più semplicemente, delle conquiste dell'ingegneria, dall'estremamente grande (Itaipù, per esempio) all'immensamente piccolo (i circuiti integrati). Molti dei nostri contemporanei si perdono grandissime quantità di bellezza trascurando, per incapacità o indifferenza, di occuparsi di scienza e tecnica, quasi fossero attività umane prive di contenuti intellettuali.
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Messaggio Da Cagliostro49 Mer Lug 30 2008, 22:12

""...Molti dei nostri contemporanei si perdono grandissime quantità di bellezza trascurando, per incapacità o indifferenza, di occuparsi di scienza e tecnica, quasi fossero attività umane prive di contenuti intellettuali...."""


Geschwaderstab Giardinen,

apprezzare la "bellezza" della scienza e della tècnica,frutto della "ratio",non è come rimanere incantati al cospetto della " Tempesta " di Giorgione,frutto del "genio"......

Personalmente credo che la tècnica diventi arte nel momento in cui viene nobilitata da una intuizione geniale. Ad esempio sir Newton non ha niente da invidiare a Bach !

Ma un progettista dell'ùltimo Boeing (per restare nel suo campo) non può affiancare un Morricone. L'uno si àpplica,l'altro crea.
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Messaggio Da Mario Giardini Gio Lug 31 2008, 19:33

Cagliostro49 ha scritto:""...Molti dei nostri contemporanei si perdono grandissime quantità di bellezza trascurando, per incapacità o indifferenza, di occuparsi di scienza e tecnica, quasi fossero attività umane prive di contenuti intellettuali...."""


Geschwaderstab Giardinen,

apprezzare la "bellezza" della scienza e della tècnica,frutto della "ratio",non è come rimanere incantati al cospetto della " Tempesta " di Giorgione,frutto del "genio"......

Personalmente credo che la tècnica diventi arte nel momento in cui viene nobilitata da una intuizione geniale. Ad esempio sir Newton non ha niente da invidiare a Bach !

Ma un progettista dell'ùltimo Boeing (per restare nel suo campo) non può affiancare un Morricone. L'uno si àpplica,l'altro crea.
E' proprio questo l'errore. Attribuire a Newton il genio della creazione, e al proggettista dell'ultimo Boeing solo la qualifica di "applicato scelto" significa quel che dicevo: non capire la bellezza della scienza e della tecnica. Trovo strano che un artista mediocre sia sempre un artista, mentre un ingegnere di genio sia sempre e solo un "applicato scelto". E' ovvio che ci vorrà qualche generazione (ma non molte) per ribaltare questo stato di cose. Sto rileggendo Fisica e filosofia, di Werner Heisenberg, lettura che consiglio a tutti. Magari ci si intenderebbe meglio fra "tecnici" e "umanisti".
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Messaggio Da Cagliostro49 Gio Lug 31 2008, 20:32

""...Magari ci si intenderebbe meglio fra "tecnici" e "umanisti"....


Geschwaderstab
Heisenberg ( padre del principio di indeterminazione ) fa parte dell'altra parrocchia pur essendo uno scenziato.

Lei insiste a voler accomunare (chissà perchè ) ciò che appartiene alla scoperta con ciò appartiene alla genialità,l'applicazione con l'estro,il mestiere con l'arte.

E' un cruccio di molti ingegneri ( mai degli artisti )equiparare l'umanistica alla tècnica : frustrazione da mancati architetti o da mancati pittori ? Laughing
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Messaggio Da malcolm Ven Ago 01 2008, 13:15

Giordano Bruno Guerri ha scritto:
Si creino scuole di eccellenza in ogni ramo del sapere, senza badare
all’egualitarismo a tutti i costi e ai baronati di qualsiasi origine e
colore. Scuole dove davvero possano insegnare e imparare i migliori,
con stipendi adeguati per gli insegnanti e il mantenimento generoso
dello Stato per gli allievi meno abbienti. E quando dico “ogni ramo del
sapere” intendo tutti, nessuno escluso.

Si creino queste scuole in memoria di tutti i pensatori, poeti, artisti che non solo non sono stati compresi nella loro vita, ma sono stati anche notevolmente (fino a un epilogo tragico) contrastati, ostacolati e "perseguitati". Ce ne sono; ne cito solo alcuni a noi più vicini:
F. Nietzsche
F. Hoelderlin
V. van Gogh
S. Penna
Ligabue (il pittore)
....
....
....

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Messaggio Da Cagliostro49 Ven Ago 01 2008, 23:20

Una scuola intitolata a Sandro Penna esiste in Borbonia.
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Messaggio Da Mario Giardini Mar Ago 05 2008, 19:32

Cagliostro49 ha scritto:""...Magari ci si intenderebbe meglio fra "tecnici" e "umanisti"....


Geschwaderstab
Heisenberg ( padre del principio di indeterminazione ) fa parte dell'altra parrocchia pur essendo uno scenziato.

Lei insiste a voler accomunare (chissà perchè ) ciò che appartiene alla scoperta con ciò appartiene alla genialità,l'applicazione con l'estro,il mestiere con l'arte.

E' un cruccio di molti ingegneri ( mai degli artisti )equiparare l'umanistica alla tècnica : frustrazione da mancati architetti o da mancati pittori ? Laughing


Se non fosse gratuitamente offensivo, ci sarebbe da sorriderne. A quanto pare, la sola professione che ha effetti deleteri, se non nefasti, e sicuramente permanenti sulla psiche di chi la esercita è l’ingegneria. Tutte le altre, invece, devono far un gran bene: un ginseng per l’anima. In primis, obviously, l’architettura. La pittura, poi, magari è il passaporto per il Nirvana.

Conte, ciò che lei e la nutritissima folla che le fa compagnia non capisce è di una banalità assoluta. Ma proprio per l’ignoranza tipica dell’umanista che nulla sa di scienza e tecnica, lei non capisce. E, credo, non capirà mai. Lei distingue fra gli scienziati “creatori” e gli “ingegneri frustati”. I primi sono i Newton, gli Heisenberg, gli Einstein. Gli altri sono i poveretti che si credono intellettuali, ma non lo sono, sono solo "mestieranti".

Eppure, come dicevo, è banale: la cosiddetta ricerca pura, quella da lei definita “creativa” e che, dalle sue sue parole, ha sola la dignità di contribuire positivamente ai destini dell’umanità, ciò che realmente fa, con le sue scoperte, è di costruire, lentamente, il vocabolario di quella lingua con la quale gli uomini tentano di decifrare, per quanto oggettivamente è dato, l’universo e sé stessi. Qualche volta, qualche scienziato particolarmente dotato, oltre alle parole, inventa anche qualche regola di sintassi. E’ il caso di un Newton, o di un Einstein.

Ma chi poi parlerà questa lingua, scrivendo una poesia, un racconto, un’articolo di giornale, è l’ingegnere, il tecnologo, quello capace di cucire insieme le parole del vocabolario, seguendo la sintassi, per costruire delle frasi intelligibili. Il fisico ottico scopre la coerenza di un fascio di luce polarizzato? Ci vogliono centinaia di ingegneri per mettere a punto il laser. Lo scienziato nucleare scopre la risonanza atomica? Ancora, ci vogliono centinaia di bioingegneri per tradurre il tutto in una macchina, la RMN, applicabile alla medicina umana. Ad Einstein danno il Nobel per la scoperta dell’effetto fotoelettrico? Again: ci vorranno centinaia di ingegneri per mettere a punto i pannelli fotovoltaici. Sarei curioso di fare un piccolo sondaggio e chiedere all'uomo della strada se ritiene più utile lo scienziato o l'ingegnere che gli mette a disposizione la RMN. Chissà perché, ma credo di intuire la risposta.

Mi si obietterà: eh, ma i poeti a volte, componendo, inventano parole, o modi di dire, che modificano il vocabolario da cui partono. Quindi l’analogia non calza del tutto. Invece calza. Le licenze poetiche, cioè l’arricchimento del vocabolario e delle regole di sintassi, capitano anche nel corso di “ricerche tecnologiche”. Senza andar tanto lontano, se i fratelli Wright, biciclettai ed ingegneri honoris causa, non avessero fatto volare il primo aeroplano, nessuno avrebbe mai stabilito i principi dell’aerodinamica o le ragioni per le quali esiste una cosiddetta “barriera” del suono. Se Mr Shannon, ingegnere di telecomunicazioni, non avesse scritto il suo Statistical Theory of Communications, e non avesse scoperto il suo teorema detto del campionamento, l’elettronica digitale non sarebbe mai nata. Se Penzias e Wilson, armeggiando con una horn reflector, non avessero scoperto la radiazione di fondo dell’universo, la teoria del big bang non sarebbe mai stata (parzialmente) dimostrata.

Le strade sono speculari: si va dalla scienza alle applicazioni, e lo sforzo per mettere a punto certe applicazioni conduce alla scienza. Scienza e tecnica sono le due facce della stessa medaglia. Altra cosa che spesso gli ignoranti dimenticano è che una gran parte delle scoperte scientifiche avvengono ormai all’interno di grandi aziende. Ericsson, Pfizer, McDonnel-Douglas, Microsoft, tanto per citarne alcune in campi diversi: e qui il confine fra scienza e tecnologia è assai sfumato, se non inesistente. Quando ero in Ericsson, ricordo che l’azienda otteneva fra 150 e 200 brevetti all’anno. E non si trattava solo di tecnologia, ma spesso di ricerca “di base”: perché spesso la scoperta consiste più nel “processo” che non nell’oggetto scoperto (es: nanotecnologie).

Dunque scienza e tecnica sono complementari. L’una senza l’altra sarebbe una sterile avventura intellettuale . L’ultima senza la prima un azzardo, non necessariamente tragico, spesso invece benefico: storicamente, infatti, prima della scienza viene l’ingegneria. I romani costruivano ponti ed edifici senza calcoli. Chiunque può ancora percorrere il ponte Fabricius, e raggiungere l’isola Tiberina camminando su pietre poste in opera duemila anni fa. Se viene a Roma, scenda all’isola e lo guardi dal basso, quel ponte. Se poi non apprezza la bellezza e perché no? la poesia del fatto che stia ancora lì, duemila anni dopo, beh, allora lei è irrecuperabile. Allo stesso modo, se capita allo Smithsonian Air and Space Museum, se non freme di fronte allo Spirit of St Louis, o al LEM, again: lei è irrecuperabile.

Tornando a ciò che ha dato lo spunto per questa discussione, io confermo che se uno non apprezza la poesia di un 747 o di un “semplice” sistema di navigazione inerziale, significa non solo che non capisce nulla di tecnica, ma che non capisce nulla neppure di scienza. E niente del tutto di poesia, ça va sans dir. Tipico dell’umanista con il complesso di superiorità sui vili mestieri dove, a starlo a sentire, l’intelletto è di serie b, e, per giunta, nuoce alla salute mentale. Mi disturba assai la puzzetta sotto il naso ed il sopracciglio alzato, di chi nulla sa e tutto presume, saturo com’è di millenari cicalecci filosofici. Spesso presume perfino di spiegare l’universo mondo di cui ignora tutto.

Leggere e capire, che so, Aristotele o Schopenauer, non è difficile. Se il lettore poi è un ingegnere, diciamo il sottoscritto, potrebbe, l’iconoclasta, perfino concludere che è inutile, borbottando di Aristotele con Carnap: cattiva sintassi. Un umanista che legge un testo scientifico o tecnico, e lo capisce, e lo fa diventare parte del suo modo di ragionare, arricchendo la sua capacità di comprensione del mondo in cui vive, oggi come oggi è un evento raro come la castità fra aspiranti veline. Ed il poveretto che non riesce, assai spesso o insulta, o disprezza chi invece riesce. Oppure fa entrambe le cose. Mentalmente, è l’uomo che rifiuta di guardare nel cannocchiale per scoprire se è vero che sulla superficie del sole ci sono le macchie. Lui non ne ha bisogno, lui da retta ad Aristotele.

Io non metto affatto l'umanistica al livello della tecnica: io ritengo che, per molti aspetti (escluso tutto ciò che ha a che fare con l'etica personale) l'umanistica sia al di sotto della scienza e della tecnica. Auguro all'umanista di trovare il tempo, la capacità, l'interesse e l'umiltà di occuparsi di scienza e tecnica.

Io sono molto contento, ed anche molto orgoglioso, di aver fatto l’ingegnere per tutta la vita. Assegno alla scienza ed alla tecnica, oggi più che mai, pari dignità. So, that’s my case: non sono uno scienziato, vero. E forse non sono neppure un ingegnere brillante. Ma sono uno che potrà sempre raccontare ai propri nipoti di aver costruito cose utili, non cattedrali di chiacchiere. Ed a me questo sembra qualcosa. Tanto che, molto strambo nevvero? lo rifarei. Sarei solo curioso di apprendere quale insulto comporterebbe la reiterazione di questa stravaganza.

Conclusione. Non mi aspetto che lei capisca, conte, e/o condivida ciò che ho scritto. Mi aspetto, invece, che argomenti invece di darmi del frustrato. Altrimenti, e visto che siamo in tema, magari dovrò ricorrere al vocabolario e alla sintassi del Sig. Grillo, uno che ha non solo ridotto il dizionario a una sola parola, ma l'ha perfino fatta diventare una redditizia SpA.
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Messaggio Da Fast Mar Ago 05 2008, 20:03

Il Movimento dei Post-Contemporanei intende " Usare le Arti non per imitare la vita, non per rappresentarla e spettacolarizzarla,bensì per reinventarla"
"...piegarsi alle esigenze della mentalità impiegatizia e sedentaria vi farà morire di noia!Seguire i dettami del collettivismo del benessere e della felicità vi farà dimenticare la gioia di vivere e la perfetta bellezza del mondo riducendovi al più abietto e vergognoso pantofolismo! La storia non è finita, la civiltà può risorgere. Svegliatevi e sognate! Ribellatevi e godete!"
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Messaggio Da Cagliostro49 Mar Ago 05 2008, 21:00

Se non fosse gratuitamente offensivo, ci sarebbe da sorriderne. A quanto pare, la sola professione che ha effetti deleteri, se non nefasti, e sicuramente permanenti sulla psiche di chi la esercita è l’ingegneria. Tutte le altre, invece, devono far un gran bene: un ginseng per l’anima. In primis, obviously, l’architettura. La pittura, poi, magari è il passaporto per il Nirvana.

Geschwaderstab Giardinen
Mi spiace se rèputa la garbata querelle,offensiva,e me ne scuso. Non era e non è affatto questa la mia intenzione. Accennavo all'ingegnerìa,perchè manco a farlo apposta,ho un paio di carissimi amici ingegneri ( uno edile l'altro motorista navale) che la pènsano esattamente come lei.


Conte, ciò che lei e la nutritissima folla che le fa compagnia non capisce è di una banalità assoluta. Ma proprio per l’ignoranza tipica dell’umanista che nulla sa di scienza e tecnica, lei non capisce. E, credo, non capirà mai. Lei distingue fra gli scienziati “creatori” e gli “ingegneri frustati”. I primi sono i Newton, gli Heisenberg, gli Einstein. Gli altri sono i poveretti che si credono intellettuali, ma non lo sono, sono solo "mestieranti".

Cerco di sforzarmi di capirla col mio modesto QI,ma è lei che si autodefinisce "mestierante". Io la annòvero semplicemente tra coloro che àpplicano leggi che non si prèstano nè ad interpretazioni nè a speculazioni di sorta,per cui lo stìmolo creativo che distingue l'arte dalla tècnica,c'entra zero.


Eppure, come dicevo, è banale: la cosiddetta ricerca pura, quella da lei definita “creativa” e che, dalle sue sue parole, ha sola la dignità di contribuire positivamente ai destini dell’umanità, ciò che realmente fa, con le sue scoperte, è di costruire, lentamente, il vocabolario di quella lingua con la quale gli uomini tentano di decifrare, per quanto oggettivamente è dato, l’universo e sé stessi. Qualche volta, qualche scienziato particolarmente dotato, oltre alle parole, inventa anche qualche regola di sintassi. E’ il caso di un Newton, o di un Einstein.

Non la seguo : le tècniche gesuitiche mi provocano l'orticaria. Lei comincia ad addebitarmi concetti che non mi appartèngono.

Ma chi poi parlerà questa lingua, scrivendo una poesia, un racconto, un’articolo di giornale, è l’ingegnere, il tecnologo, quello capace di cucire insieme le parole del vocabolario, seguendo la sintassi, per costruire delle frasi intelligibili.

Scweitzer era un òttimo organista,Einstein un pèssimo clarinettista. Che un fisico nucleare possa scrivere poesìe e declamarle,oppure suonare l'òboe,cosa cambia ?

Il fisico ottico scopre la coerenza di un fascio di luce polarizzato? Ci vogliono centinaia di ingegneri per mettere a punto il laser. Lo scienziato nucleare scopre la risonanza atomica? Ancora, ci vogliono centinaia di bioingegneri per tradurre il tutto in una macchina, la RMN, applicabile alla medicina umana. Ad Einstein danno il Nobel per la scoperta dell’effetto fotoelettrico? Again: ci vorranno centinaia di ingegneri per mettere a punto i pannelli fotovoltaici. Sarei curioso di fare un piccolo sondaggio e chiedere all'uomo della strada se ritiene più utile lo scienziato o l'ingegnere che gli mette a disposizione la RMN. Chissà perché, ma credo di intuire la risposta.

Lei sta estremizzando e settorizzando la quaestio dlla parte sbagliata. Che non le sembri irriverente,ma mi viene in mente la lèttera di Nicolino al Bambino Gesù in " Natale in casa Cupiello " ! Lei come tècnico, rivèndica il diritto di appartenere alla stessa categorìa dei pittori,degli scultori,degli artisti. Io dico che la matemàtica (seriale e ripetitiva)non ha niente a che fare con l'espressione artistica ( di per sè ùnica e irripetìbile ),e che l'ardita concezione del ponte di Messina non ha niente a che fare con una tela di Rembrandt o con un notturno di Chopin.

Mi si obietterà: eh, ma i poeti a volte, componendo, inventano parole, o modi di dire, che modificano il vocabolario da cui partono. Quindi l’analogia non calza del tutto. Invece calza. Le licenze poetiche, cioè l’arricchimento del vocabolario e delle regole di sintassi, capitano anche nel corso di “ricerche tecnologiche”. Senza andar tanto lontano, se i fratelli Wright, biciclettai ed ingegneri honoris causa, non avessero fatto volare il primo aeroplano, nessuno avrebbe mai stabilito i principi dell’aerodinamica o le ragioni per le quali esiste una cosiddetta “barriera” del suono. Se Mr Shannon, ingegnere di telecomunicazioni, non avesse scritto il suo Statistical Theory of Communications, e non avesse scoperto il suo teorema detto del campionamento, l’elettronica digitale non sarebbe mai nata. Se Penzias e Wilson, armeggiando con una horn reflector, non avessero scoperto la radiazione di fondo dell’universo, la teoria del big bang non sarebbe mai stata (parzialmente) dimostrata.

Infatti i fratelli Wright,come cerco invano di farle capire,non appartèngono alla categorìa dei biciclettai,perchè nobilitati dalla scintilla geniale che fulminò anche sir Isaac,senza la quale,non sarebbe certo passato alla storia come il padre della Fisica moderna.

Le strade sono speculari: si va dalla scienza alle applicazioni, e lo sforzo per mettere a punto certe applicazioni conduce alla scienza. Scienza e tecnica sono le due facce della stessa medaglia. Altra cosa che spesso gli ignoranti dimenticano è che una gran parte delle scoperte scientifiche avvengono ormai all’interno di grandi aziende. Ericsson, Pfizer, McDonnel-Douglas, Microsoft, tanto per citarne alcune in campi diversi: e qui il confine fra scienza e tecnologia è assai sfumato, se non inesistente. Quando ero in Ericsson, ricordo che l’azienda otteneva fra 150 e 200 brevetti all’anno. E non si trattava solo di tecnologia, ma spesso di ricerca “di base”: perché spesso la scoperta consiste più nel “processo” che non nell’oggetto scoperto (es: nanotecnologie).

Il confine tra scienza e tecnologia è un problema che non mi riguarda, nè ha a che fare con ciò di cui stiamo parlando,ma riguarda lei e la teoria che si affanna a voler dimostrare. L'ignoranza è un'arma a doppia lama. Stia attento a non tagliarsi.

Dunque scienza e tecnica sono complementari. L’una senza l’altra sarebbe una sterile avventura intellettuale . L’ultima senza la prima un azzardo, non necessariamente tragico, spesso invece benefico: storicamente, infatti, prima della scienza viene l’ingegneria. I romani costruivano ponti ed edifici senza calcoli. Chiunque può ancora percorrere il ponte Fabricius, e raggiungere l’isola Tiberina camminando su pietre poste in opera duemila anni fa. Se viene a Roma, scenda all’isola e lo guardi dal basso, quel ponte. Se poi non apprezza la bellezza e perché no? la poesia del fatto che stia ancora lì, duemila anni dopo, beh, allora lei è irrecuperabile.

I càlcoli degli antichi romani che non conoscèvano il cemnento armato,èrano necessariamente empìrici e sfruttàvano le leggi della fisica allora conosciute,quindi benm poche. Ma non hanno niente a che fare con la poesìa. Io resto incantato anche al cospetto del grattacielo Pirelli a Milano,ma non vi vedo alcunchè di poètico.

Allo stesso modo, se capita allo Smithsonian Air and Space Museum, se non freme di fronte allo Spirit of St Louis,o al LEM,again: lei è irrecuperabile.

Non sarà mai lo stesso frèmito che avverto se ascolto Oscar Peterson. Si rassegni,l'irrecuperàbile è lei ! Perchè insiste a voler equiparare ciò che è specularmente opposto.

Tornando a ciò che ha dato lo spunto per questa discussione, io confermo che se uno non apprezza la poesia di un 747 o di un “semplice” sistema di navigazione inerziale, significa non solo che non capisce nulla di tecnica, ma che non capisce nulla neppure di scienza.

Appunto. Lei si inebri della pèoesia del 747 perchè nessuno della mia parte se ne adonterà,ma smetta di imporre questa poesìa anche a chi apprezza e conosce quella vera.

E niente del tutto di poesia, ça va sans dir. Tipico dell’umanista con il complesso di superiorità sui vili mestieri dove, a starlo a sentire, l’intelletto è di serie b, e, per giunta, nuoce alla salute mentale. Mi disturba assai la puzzetta sotto il naso ed il sopracciglio alzato, di chi nulla sa e tutto presume, saturo com’è di millenari cicalecci filosofici. Spesso presume perfino di spiegare l’universo mondo di cui ignora tutto.

Lei continua a fare il gesuita,il che è davvero strano per un ingegnere. Continua a illazionare e ad addebitarmi concetti mai espressi nè pensati. Si rilassi.....

Leggere e capire, che so, Aristotele o Schopenauer, non è difficile. Se il lettore poi è un ingegnere, diciamo il sottoscritto, potrebbe, l’iconoclasta, perfino concludere che è inutile, borbottando di Aristotele con Carnap: cattiva sintassi. Un umanista che legge un testo scientifico o tecnico, e lo capisce, e lo fa diventare parte del suo modo di ragionare, arricchendo la sua capacità di comprensione del mondo in cui vive, oggi come oggi è un evento raro come la castità fra aspiranti veline. Ed il poveretto che non riesce, assai spesso o insulta, o disprezza chi invece riesce. Oppure fa entrambe le cose. Mentalmente, è l’uomo che rifiuta di guardare nel cannocchiale per scoprire se è vero che sulla superficie del sole ci sono le macchie. Lui non ne ha bisogno, lui da retta ad Aristotele.

Comandante,sta facendo tutto da solo. La leggo per dovere di cortesìa.

Io non metto affatto l'umanistica al livello della tecnica: io ritengo che, per molti aspetti (escluso tutto ciò che ha a che fare con l'etica personale) l'umanistica sia al di sotto della scienza e della tecnica. Auguro all'umanista di trovare il tempo, la capacità, l'interesse e l'umiltà di occuparsi di scienza e tecnica.

E questo è il suo lìmite di "ingegnere". Lei fa tutto da solo,compreso il tafazzarsi. Un discorso sìmile non lo sentirà fare mai da un umanista o da un artista ! Chissà perchè.......

Io sono molto contento, ed anche molto orgoglioso, di aver fatto l’ingegnere per tutta la vita. Assegno alla scienza ed alla tecnica, oggi più che mai, pari dignità. So, that’s my case: non sono uno scienziato, vero. E forse non sono neppure un ingegnere brillante. Ma sono uno che potrà sempre raccontare ai propri nipoti di aver costruito cose utili, non cattedrali di chiacchiere. Ed a me questo sembra qualcosa. Tanto che, molto strambo nevvero? lo rifarei. Sarei solo curioso di apprendere quale insulto comporterebbe la reiterazione di questa stravaganza.

Spero solo che i suoi nipoti capiscano più di lei la VERA differenza tra una sinfonìa di Beethoven e il Ponte di Brooklin ! A meno che, il pòvero Beethoven nelle sue mani,non diventi un costruttore di cattedrali di chiàcchiere.

Conclusione. Non mi aspetto che lei capisca, conte, e/o condivida ciò che ho scritto. Mi aspetto, invece, che argomenti invece di darmi del frustrato. Altrimenti, e visto che siamo in tema, magari dovrò ricorrere al vocabolario e alla sintassi del Sig. Grillo, uno che ha non solo ridotto il dizionario a una sola parola, ma l'ha perfino fatta diventare una redditizia SpA.

Non si sopravvàluti : ci vuole pochissmo a capire quelli della sua parrocchia ! Siete solo degli insicuri,ecco perchè avete bisogno di continue certezze e conferme. Ciò che vi sfugge,vi angoscia perchè non rientra nei vostri paràmetri. Continui a fare il suo mestiere in grazia di Dio.

La saluto con un pensiero di Daniel Barenboim che non è affatto un ingegnere e lo si capisce sùbito : "" la mùsica e la religione si cimèntano col paradosso del tentativo dell'èssere finito,di diventare infinito...""" ( La Musica sveglia il tempo -ediz. Feltrinelli )
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Messaggio Da Fast Mar Ago 05 2008, 21:07

Ingegneri ed artisti!
Ugualmente spreconi in parole per un concetto molto semplice: si sono mandati reciprocamente a Fare in culo! Twisted Evil
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Messaggio Da Cagliostro49 Mar Ago 05 2008, 21:10

Sòlito e rude compendio della scuola di Sparta. Piuttosto,hai aperto la posta ?
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Messaggio Da Fast Mar Ago 05 2008, 21:38

Non c'è nulla, ma se hai usato il vecchio recapito non è più attivo.
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Messaggio Da Cagliostro49 Mar Ago 05 2008, 22:24

Fast ha scritto:Non c'è nulla, ma se hai usato il vecchio recapito non è più attivo.

Debbo arguire che il nuovo indirizzo è off limits anche se me lo mandi in mp ? Shocked
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Messaggio Da Mario Giardini Mer Ago 06 2008, 01:03

Sono stato facile profeta: lei non capisce. E probabilmente non capirà mai. La lascio alla sua superiorità umanistica. Ma prima un consiglio: migliori, studiando se le riesce, l'ortografia. E anche la sintassi. Gli accenti, poi, sono spesso distribuiti casualmente: studiare la gaussiana forse aiuterebbe a renderli più prevedibili. Infine: non vale la pena scomodarsi con il vocabolario di Grillo. E dunque non mi scomodo.
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Messaggio Da Chiara Mer Ago 06 2008, 13:15

Noi cerchiamo la bellezza ovunque.
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Messaggio Da catilina Mer Ago 06 2008, 15:20

bello il pezzo di gbg.

il problema è che abbiamo politici sordi e vecchi.
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Messaggio Da Cagliostro49 Mer Ago 06 2008, 17:30

Mario Giardini ha scritto:
Sono stato facile profeta: lei non capisce. E probabilmente non capirà mai. La lascio alla sua superiorità umanistica. Ma prima un consiglio: migliori, studiando se le riesce, l'ortografia. E anche la sintassi. Gli accenti, poi, sono spesso distribuiti casualmente: studiare la gaussiana forse aiuterebbe a renderli più prevedibili. Infine: non vale la pena scomodarsi con il vocabolario di Grillo. E dunque non mi scomodo.




Vabbè la inserirò nella lèttera di Nicolino,purchè la faccia finita. Ho di meglio da fare che non interloquire con ingegneri complessati che confòndono le sinfonìe di un motore con quelle di Brahms !

Che non è affatto il capo progettista tècnico della Boeing.

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Messaggio Da aladino Sab Ago 16 2008, 17:43

'ncontrateve dietro ar convento delle carmelitane scarze e without perizoma.....
Diciamo , Lunedi' alle 6?

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Messaggio Da Cagliostro49 Sab Ago 16 2008, 20:42

Ti nomino mio padrino oberst nonno. Ma solo per accompagnarmi da Meo Patacca............... Razz
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Messaggio Da gbg Dom Ago 17 2008, 02:08

Che brutta fine di dibattito, sul mio pezzo.
Oppure si alludeva a Marinetti, e al suo automobile ruggente più bello della Nike di Samotracia?
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Messaggio Da Cagliostro49 Dom Ago 17 2008, 21:40



Ci vorrebbe un Marinetti 03piccola



Vate
me ne dolgo anche col Geschwaderstab,di cui accludo una foto giovanile..... pirat
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Messaggio Da aladino Dom Ago 17 2008, 22:09

Dove eramo rimasti?

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