Eluana

Piuttosto che al cimitero, dove da sedici anni mi reco costantemente, io avrei preferito fare visita a mio padre al centro di terapia intensiva. Ma mio padre morì dopo una settimana. Ed i medici sostenevano che non era capace di nulla: nulla sentiva, nulla pensava, nulla poteva fare. Invece, mi strinse con forza la mano, qualche ora prima di morire. Con forza.

Io sono un uomo razionale. Se mi capitasse una malattia inguaribile, prima di diventare una larva, potendolo fare (e trovando il coraggio di farlo) porrei fine alla mia sofferenza. Ma tutt'altra cosa è farlo nei confronti di un'altro essere umano. Nè il giudice che dice di staccare la macchina, nè il genitore che vuole farlo, alla fine lo fanno materialmente. Devono affidare ad un volontario, ad uno che coscientemente si assume il ruolo di boia, l'esecuzione della sentenza così pervicacemente cercata.

Ecco, io avrei concesso al padre di Eluana di staccare la macchina, ma di farlo con le proprie mani. E nella stessa sentenza avrei imposto di non far morire di fame e di sete Eluana. Sempre affidando al padre l'esecuzione della cosa, che so, mediante una iniezione. Voglio vedere se poi per davvero si ha il coraggio di fare questo a un figlio.